INTERVISTA A PAOLA FALLERONI – SOPRAVVISSUTA AL CANCRO E PRESIDENTE DEL CORO DE IL SENO DI POI ODV
4 MARZO 2025
SCRITTO DA:
Il caso ha voluto che mi ammalassi di cancro al seno nel 2020, in piena emergenza sanitaria. Ogni volta che andavo a fare visite e terapie, vedevo i volantini delle Associazioni appesi in reparto: tutte attività bellissime, e tutte sospese a causa del Covid.
Quando finalmente l’emergenza sanitaria ha allentato le sue regole, la prima cosa che ho fatto è stata prendere contatto con le due Associazioni per il tumore al seno che hanno sede a Bologna: Donne al Centro (con sede dentro l’Ospedale Bellaria) e Il Seno di Poi OdV (con sede presso la Casa della Salute Porto – Saragozza).
L’incontro con queste primissime Donne in Rinascita ♥ è stato fondamentale, per me. Mi sono sentita da subito meno sola e meno isolata, accolta in un cerchio di donne che potevano capire quello che stavo provando, e che possono comprenderlo tutt’ora.
Sono quindi molto contenta di potervi presentare le donne speciali che fanno parte di queste Associazioni, iniziando da Paola Falleroni, che oggi dirige il coro Antonella Alberani, creato da Il Seno di Poi.
Cara Paola, quando e come è nata l’idea di creare un coro composto da donne che vivono o hanno vissuto l’esperienza del cancro al seno?
Nell’estate del 2011 muore Antonella Alberani, una delle 9 socie fondatrice de Il Seno di Poi OdV, e amica carissima di molte di noi. Con lei avevo parlato dell’idea di creare, come attività dell’Associazione, un Coro.
Il Seno di Poi aveva già altre attività creative: Le penne fluttuanti, laboratorio di scrittura espressiva condotto da Loredana D’ Emelio; Il giardino della Lanacondotto da Milvia Poppi, ma un’attività musicale di gruppo avrebbe costituito una possibilità in più di stare insieme e, attraverso un linguaggio universale e potente come il canto corale, poter stare bene interiormente.
Alla sua scomparsa, d’accordo con le altre, decidemmo di dare concretezza a quell’idea e dedicare il Coro ad Antonella. Aggiungo che creare questa attività fu possibile anche grazie alla decisione dei fratelli Alberani di devolvere all’associazione le donazioni ricevute alla scomparsa di Antonella.
Il coro è nato come un coro a voci pari femminili; le Coriste nei primi anni erano per la quasi totalità donne che avevano fatto il percorso oncologico, poi pian piano c’é stato un turn over: sono arrivate anche donne non necessariamente operate di tumore al seno. Infine, dopo l’epidemia di Covid, con una decisione non condivisa da tutte, ma necessaria per il Coro, è statodeciso di aprire alle voci maschili.
Che cosa ha significato e cosa significa oggi, per te, essere parte del coro?
Il Coro è stato ed è una parte importante della mia vita. Esaltante sempre, perché da sempre amo la musica e poterla “fare” e non solo ascoltare è entusiasmante.Ed è un’attività di gruppo che rimane, da un punto di vista esistenziale, la dimensione che preferisco, quella che mi è più congeniale.
Nel gruppo AMA da cui è nata la nostra Associazione i valori dell’accoglienza, ascolto, rispetto e aiuto reciproco sono fondamentali e si sono trasposti in tutte le attività create. E così è anche nel gruppo Coro.
Le ore passate cantando e imparando sono quella Woolfiana “Stanza tutta per me” che serve a sprigionare l’energia creativa, a farmi godere della bellezza della musica e a stimolare l’apprendimento continuo.
Quali benefici, fisici e psicologici, avete riscontrato grazie alla pratica del canto corale?
La pratica del canto corale è una pratica, appunto, di gruppo e i benefici fisici che ricercatori e medici attribuiscono a questa attività musicale li abbiamo potuti testare su di noi: un grande benessere dovuto proprio alla musica, alle sue onde sonore, al canto che parte da noi e ci attraversa. Le endorfine che l’organismo produce cantando sono benefiche, rilassano e danno gioia, non per niente sono gli ormoni del piacere.
Fin dall’inizio, per tutte noi, imparare a cantare in coro è stato molto divertente, gratificante e rilassante. Come disse una volta Renata: «Mi piace moltissimo venire qui, anche perchè l’unico uomo che c’è non porta il camice bianco!» e naturalmente alludeva al nostro pazientissimo Maestro Gian Marco Grimandi.
Gli effetti psicologici vanno in sintonia con quelli fisici, diciamo che gli uni e gli altri si potenziano vicendevolmente: la musica che vibra intorno e dentro di noi al cenno del nostro Maestro, da quella popolare emiliana e straniera, ai canti Sacri a quelli rinascimentali e barocchi è armonia pura: è bellezza.
C’è un consiglio che vorresti offrire a una persona che sta affrontando la malattia e la rinascita?
Nessuno può prescindere dal proprio vissuto e dal proprio carattere, quindi dare consigli è cosa molto difficile, ma quando si attraversa un periodo così duro come quello di una malattia oncologica forse quello che accomuna la maggior parte di chi si ammala è una grande solitudine e un grande disorientamento. Sensazioni che si possono avvertire profondamente pur in un contesto di relazioni parentali e amicali intense e soddisfacenti.
Quindi, se se ne sente il bisogno, il mio consiglio è quello di cercare un aiuto che possa portarci fuori dal momento di alienazione che si vive, sostenerci mentre passiamo il guado. Un’associazione di donne che hanno attraversato la stessa esperienza può essere la risposta a quella solitudine, alla sensazione di essere stata espropriata della propria vita, all’angoscia di fronte a domande difficili.
Per me il gruppo di Auto Mutuo Aiuto, presente nell’allora Consultorio Roncati e oggi parte della Casa di Comunità Porto Saragozza, è stato fondamentale, come il percorso di sostegno psicoterapeutico che veniva offerto.
Altrettanto importante è poter fare qualche attività di gruppo o in gruppo: cantare, dipingere, ballare, scrivere: quelle attività che magari abbiamo praticato da ragazzine, o che ci sarebbe sempre piaciuto provare a fare e non abbiamo mai fatto. Riprendere il contatto con la nostra creatività, in un momento cosi faticoso, è un toccasana: ci accorgeremo quanto la nostra anima avesse bisogno di essere nutrita e quanto questo ci renda felici.
IL VIDEO CORRELATO
Ho scelto un canto particolare, appartenente alla tradizione dei nativi americani, interpretato dal coro Antonella Alberani. Buon ascolto!
CHI È PAOLA FALLERONI
73 anni, marchigiana, Paola Falleroni vive a Bologna (e la ama appassionatamente) dal 1983. È stata operata di carcinoma mammario nel 2001, quando suo figlio aveva 7 anni. Ha fatto quadrantectomia, chemioterapia, radioterapia e terapia ormonale prima all’ospedale Maggiore poi all’ospedale Bellaria. Grazie al suggerimento della dottoressa Adelina de March, ginecologa scomparsa nel 2007, è entrata nel percorso ASL per donne operate di cancro al seno. Ha fatto parte del gruppo AMA – Auto Mutuo Aiuto che, nel 2006, ha dato vita all’associazione Il Seno di Poi OdV. È stata Presidente dell’Associazione per 2 mandati (dal 2009 al 2015) e ora è parte del Consiglio Direttivo. Dal 2011 è Presidente del coro “Antonella Alberani”.
SULL’ASSOCIAZIONE:
Per avere informazioni sul coro e sulle altre attività dell’Associazione: https://www.ilsenodipoi-odv.it/
UNA REPLICA A “INTERVISTA A PAOLA FALLERONI – SOPRAVVISSUTA AL CANCRO E PRESIDENTE DEL CORO DE IL SENO DI POI ODV”
Cancro al seno: 10 strumenti per la rinascita delle donne – Donne in Rinascita
marzo 6, 2025 at 12:27 PM
[…] Tratto dall’Intervista a Paola Falleroni – sopravvissuta al cancro e Presidente del coro de Il Seno di Poi OdV […]
“Mi piace”
